mercoledì 15 settembre 2010

Chimera fredda

Nuvole di fumo si spandono nell'aria, colorando densamente il cielo di malinconia, disperdendosi, dissolvendosi, rendendosi invisibili allo sguardo.
"Io non faccio parte di questo gioco. Non voglio vincere o perdere, me ne starò a guardare."
Il nero del cielo si getta nell'abisso delle pupille di quegli occhi colmi di lacrime. Paralizzato, osserva. Ipnotizzato, si lascia attraversare da quella voragine impalpabile. Incantato, diventa pedina nelle mani del firmamento. Quella notte il suo corpo è soltanto membrana carnale priva di anima, ospita al suo interno il silenzio di disperazione. Dove è andato a finire il suo coraggio?
Si nasconde in un angolo di una stanza buia. Trema, e non osa respirare. Da lontano vede quel piccolo uomo seduto a penzoloni sul davanzale, con lo sguardo rivolto in alto, la bocca aperta ad inghiottire il cielo. Dove è scappata, insieme a tutti i suoi sogni, la sua anima? Vaga per le strade indossando vecchi stracci, i passi corti e strascati, a mendicare speranza dalle preghiere sussurrate degli uomini. Si sente incompleta, priva di senso. Vorrebbe poter entrare, anche solo per un attimo, in un'altro involucro, per sentirsi rinascere, per comprendere se il motivo dell'inquietudine nasce dalla prigione in cui è costretta a permanere senza aver compiuto alcuna scelta. Un tempo, il nulla, e adesso è. Ha solo bisogno di scegliere, di decidere, di iniziare un cammino. Ma per farlo dovrebbe solo urlare al suo debole corpo di voler giocare.

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