martedì 7 settembre 2010

Al mattino, in un parco, dopo una lunga passeggiata.

Camminava. Il rumore ritmato dei suoi passi risuonava nella strada nera, illuminata da un raggio di sole.
Camminava. I suoi occhi scuri erano rischiarati dalla luce opaca.
Camminava. Nessun rumore attorno a lei.
Camminava, e le sembrava da camminare da un tempo infinito, verso qualcosa infinito, nell’infinito.
Lacrime rigavano il viso. Soffriva, eppure non desiderava abbandonarsi, ma continuare a camminare, perché, nonostante la crudeltà del passato, davanti a lei c’era sempre una strada.
Dritta, scura, silenziosa. Ma di cui non conosceva la destinazione. Stupore colmo di speranza.
Sorrise, e di colpo il suo sorriso diventò una corsa.
Correva. I suoi capelli neri si alzavano al vento, e gli coprivano gli occhi.
Correva. Le sue braccia si muovevano, veloci, e a ogni passo accelerava sempre di più.
Correva. La strada rimbombava della sua euforia.
Correva, e avrebbe corso per sempre, perché niente avrebbe potuto fermarla.

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