domenica 26 settembre 2010

Disillusa agonia di un'attesa.

Le suoi mani le sfiorano i fianchi. Una carezza leggera, tremante, insicura, ricca di speranze. La dolcezza del suo sguardo delicatamente la osserva, timido raggio di sole che entra un mattino da un'anta della finestra e illumina il volto ancora in preda all'incanto del sogno.

Troppe volte è stata ferita e abbandonata nel silenzio di un presente che perde valore e si riempie di ricordi. Troppe volte ha assaporato il sale delle sue lacrime mentre stringeva i pugni e si ripeteva "Rialzati, lotta."

Esitava, e intanto un sorriso malizioso le illuminava gli occhi. Sapeva di poter tenerlo in pugno, ma forse desiderava solo che lui fosse in grado di strappare via quel vestito luminoso, di lavare il suo corpo da apparenze e pregiudizi, di toccare la sua anima, tenerla in pugno, stringerla, possederla.

La musica rimbombava nella piccola stanza, eppure creava silenzio tra due sagome sedute in un angolo. Una voragine si era appena aperta tra di loro. Restava solo da capire se avrebbero avuto il coraggio di tuffarcisi dentro, insieme.

"Afferra la mia mano. Se dovessi per sbaglio cadere da sola non sarei più in grado di ricominciare."
L'illusione è una compagna malignia e crudele. E' un'assassina che cancella le sue prede.

mercoledì 15 settembre 2010

Chimera fredda

Nuvole di fumo si spandono nell'aria, colorando densamente il cielo di malinconia, disperdendosi, dissolvendosi, rendendosi invisibili allo sguardo.
"Io non faccio parte di questo gioco. Non voglio vincere o perdere, me ne starò a guardare."
Il nero del cielo si getta nell'abisso delle pupille di quegli occhi colmi di lacrime. Paralizzato, osserva. Ipnotizzato, si lascia attraversare da quella voragine impalpabile. Incantato, diventa pedina nelle mani del firmamento. Quella notte il suo corpo è soltanto membrana carnale priva di anima, ospita al suo interno il silenzio di disperazione. Dove è andato a finire il suo coraggio?
Si nasconde in un angolo di una stanza buia. Trema, e non osa respirare. Da lontano vede quel piccolo uomo seduto a penzoloni sul davanzale, con lo sguardo rivolto in alto, la bocca aperta ad inghiottire il cielo. Dove è scappata, insieme a tutti i suoi sogni, la sua anima? Vaga per le strade indossando vecchi stracci, i passi corti e strascati, a mendicare speranza dalle preghiere sussurrate degli uomini. Si sente incompleta, priva di senso. Vorrebbe poter entrare, anche solo per un attimo, in un'altro involucro, per sentirsi rinascere, per comprendere se il motivo dell'inquietudine nasce dalla prigione in cui è costretta a permanere senza aver compiuto alcuna scelta. Un tempo, il nulla, e adesso è. Ha solo bisogno di scegliere, di decidere, di iniziare un cammino. Ma per farlo dovrebbe solo urlare al suo debole corpo di voler giocare.

venerdì 10 settembre 2010

Silenziosamente in cerca di qualcosa

Osservo ciò che sta accadendo cercando di distaccarmi da questa routine quotidiana, da questa inutile ripetitività delle azioni che le priva di un significato intrinseco e le rende quasi banali.
Osservo i miei pensieri cercando di visualizzarli uno alla volta, esaminarne il soggetto, risolvere gli innumerevoli problemi che vi si annidano e li rendono spesso indistricabili. Lentamente, sciolgo ogni nodo, facendo molta attenzione a non romperli. Li osservo. Fragili, trasparenti e sottili giacciono in fronte a me, finalmente in ordine. Ognuno di loro riguarda un argomento diverso, sono grandi e piccoli a seconda della loro importanza, o meglio, dell'importanza che io decido di dare. Quelli più piccoli sono stranissimi: assomigliano a cristalli di neve, e anche se la loro dimensione è quasi insignificante, hanno decorazioni indescrivibili e forme particolari. Riguardano spesso discorsi, frasi, immagini di persone incontrate che hanno lasciato una traccia nella mia mente, un debole indizio di un animo ancora inesplorato, e proprio per questo terribilmente complicato e sconosciuto. I pensieri più grandi, invece, hanno la forma di lunghe matite colorate, ciascune di una tonalità diversa: si arrotolano spesso su se stesse, e si muovono senza sosta, disegnando misteriosi scarabocchi. Scrivono di un amore, di un quadro speciale, di una amicizia in crisi, di un dilemma da risolvere, di una preoccupazione per il futuro, e di infiniti altri argomenti.
In fondo a tutto questo, ai margini del mio cervello, c'è qualcosa di strano: sembra uno scrigno vuoto, aperto, in un angolo. E' il vuoto che mi sento dentro, a cui ho assegnato un posto speciale, e che non fa altro che aspettare. Aspetta. Intanto i pensieri cambiano colore, forma, argomento, si arrotolano e coincidono, spariscono, nascono. Ma lo scrigno rimane fermo, impassibile, immobile. Aspetta.
Dovrò mettermi anche io ad aspettare.

mercoledì 8 settembre 2010

Perdendo il mio sguardo nel mare.

La perfezione è solo un orizzonte.                              
Vi vogliamo instillare il nostro bisogno di immortalità,
ma altro non è che una effimera riproduzione dei nostri ideali.
La perfezione non è una conseguenza,
non può essere ottenuta, sperimentata o vissuta.
Un destino incompiuto ci soprassiede e intimidisce la nostra coscienza.
La perfezione non viene immaginata,
perchè la sola capacità di visualizzarla nella nostra mente dimostrerebbe che
siamo in grado di raggiungerla.
La perfezione non è una meta,
forse è contenuta nel cammino che percorriamo, nella fuggevolezza di un attimo.

Ma ne abbiamo davvero così tanto bisogno?

Volando sopra i cieli di Londra.

L'alcool inebria la mente
e libera i pensieri,
che finalmente riescono a sfuggire dalla terribile prigione di vetro entro cui sono incatenati.
Si aprono le celle
e sorridono, beffardi,
al cervello inerme.
The alchool intoxicates the brain
and makes the thoughs free,
so finally they can escape from the terrible glass-prison where they are chained.
The cells are opened
and they smile, scoffing,
to the unarmed brain.

martedì 7 settembre 2010

Al mattino, in un parco, dopo una lunga passeggiata.

Camminava. Il rumore ritmato dei suoi passi risuonava nella strada nera, illuminata da un raggio di sole.
Camminava. I suoi occhi scuri erano rischiarati dalla luce opaca.
Camminava. Nessun rumore attorno a lei.
Camminava, e le sembrava da camminare da un tempo infinito, verso qualcosa infinito, nell’infinito.
Lacrime rigavano il viso. Soffriva, eppure non desiderava abbandonarsi, ma continuare a camminare, perché, nonostante la crudeltà del passato, davanti a lei c’era sempre una strada.
Dritta, scura, silenziosa. Ma di cui non conosceva la destinazione. Stupore colmo di speranza.
Sorrise, e di colpo il suo sorriso diventò una corsa.
Correva. I suoi capelli neri si alzavano al vento, e gli coprivano gli occhi.
Correva. Le sue braccia si muovevano, veloci, e a ogni passo accelerava sempre di più.
Correva. La strada rimbombava della sua euforia.
Correva, e avrebbe corso per sempre, perché niente avrebbe potuto fermarla.

Temporale

Lampi di luce squarciano il cielo, affogando impetuosi nel perpetuo ondeggiare dei cavalloni che si scagliano contro la riva. Un vento affannato strappa le foglie, ululando nel tuono a una luna lontana.
I miei occhi si aprono e si chiudono, lacrimano e si bagnano di gocce di pioggia che appartengono all'oscurità.
Ora è tutto diverso. Quello che prima era solo amore, infinita distesa di un mare azzurro, placido e cristallino, caldo raggio di sole alto nel cielo, verde fruscio di alti alberi, è diventato indecisione, rabbia, dolore. In fondo niente è cambiato ma ogni cosa è in continuo mutare aspetto, scontrarsi, confondersi, annullarsi, ricomparire. E nella fitta nebbia di una notte nera afferro d'un tratto un ramo rotto, disperso nel nulla, osservo un germoglio: sembra intatto, riaccende dunque vita nel mio sguardo.